Forse ve lo siete già immaginato: un intreccio di rami intreccia le vostre mani mentre il sole scivola tra le foglie, creando un gioco di chiaroscuri sul volto di chi vi ama. Io penso che la magia di un matrimonio “boho-nature” stia tutta in questo equilibrio tra il selvaggio e il curato, come se la natura -quella vera- diventasse parte integrante del racconto. Non è un allestimento che si limita a mettere un fiore su ogni tavolo; è un’esperienza che respira, che fa odorare la terra, ascoltare il fruscio degli alberi e, in un certo senso, dimenticare la città per qualche ora.
Io, per esempio, ho partecipato a un matrimonio in Toscana lo scorso settembre: la sposa -perfetta in un abito leggero di lino e pizzo- camminava tra petali di campo nascosti da qualche cespuglio di salvia selvatica. E, vi dico la verità, ho pianto non appena ho visto quei dettagli: il tovagliolo avvolto con un pezzetto di corda rustica, i calici di vetro verde smeraldo che riflettevano il tramonto. Quel giorno, ho capito che non c’è bisogno di milioni di orchidee o di centinaia di candelabri scintillanti per emozionare: basta lasciar parlare il territorio.
Ed è proprio questo il punto: i temi ispirati alla natura e al boho non sono una moda passeggera, ma un richiamo a ritrovare delle radici. Fidatevi, quell’immediatezza è ciò che resta dentro. Io penso che il bello sia anche un po’ lasciarsi sorprendere da quell’imperfezione voluta: il fiore sbilenco, la foglia un po’ macchiata, la sedia leggermente storta.
Ora, non fraintendetemi, non sto dicendo che debba sembrare tutto abbandonato. No, no. Serve una mano capace di orchestrare la spontaneità, di cuestionare gli ulivi e le piante locali, scegliendo specie che raccontino la vostra storia. L’atmosfera boho è un po’ come scrivere una poesia: non si dice tutto in modo perfettissimo, ma si lascia spazio all’immaginazione di chi partecipa. In fondo, un nastro fatto di rafia legato a un ramo, con una piccola targhetta di legno inciso, parla più di mille fiocchi di raso.
Pensate poi agli allestimenti che vanno oltre il tavolo imperiale: un angolo lounge con cuscini e pouf colorati, tappeti fatti a mano, tazze in ceramica grezza. E i dettagli? Le ghirlande di fiori secchi che avvolgono la cornice della torta, i rami di eucalipto sparsi sul tavolo della confettata, quella slitta vintage riciclata come supporto per le partecipazioni.
E poi c’è la musica: d’obbligo chitarre acustiche, violini discreti, un cantautore che si aggira tra gli invitati per un acoustic set informale. Perché quando la natura fa da palcoscenico, non serve amplificazione esasperata. È sufficiente il fruscio delle note mischiato al vento leggero. Insomma, nel 2025, se volete che il vostro matrimonio sia un’esperienza “immersiva”, il boho-nature è la parola d’ordine. E, credetemi, dopo aver vissuto quei momenti, vi resterà dentro il sorriso più autentico che possiate immaginare. Fare finta di niente? Impossibile.
La palette perfetta e i fiori “rubati” al territorio
Sapete che io sono un’amante delle sfumature naturali. E quando parlo di boho-nature, mica penso solo al verde salvia o al bianco sporco. No. Penso a quella gamma di toni che ti fa respirare la campagna: il beige terroso di un campo di grano, il grigio fumo di una pietra antica, il giallo sfumato di un girasole timido. Insomma, non c’è una regola ferrea. C’è solo quel senso d’armonia che devi riuscire a cogliere con gli occhi e con tutti gli altri sensi.
Quando ho chiesto a una flower designer di dirmi come sceglie la palette per un matrimonio in stile boho-nature, mi ha risposto così: “Prendo una cartolina dal luogo dove andrò, la osservo per un’ora e scelgo tre colori principali, poi ne aggiungo uno bonus. È un gioco sensoriale”. Incuriosita, l’ho provato anch’io. Ho preso una foto di un uliveto in piena estate, ho guardato le sfumature di verde, marrone, pietra calcarea… e ho capito: nel boho-nature non c’è posto per il colore acceso, per i contrasti netti o per il fucsia fluo. No, si va di tinte naturali, di semitoni, di quelle sensazioni che ti ricordano un viaggio in un borgo abbandonato, o un giro per un mercato contadino dove le ceste traboccano di erbe aromatiche.
Ma veniamo ai fiori, perché qui il bello diventa davvero autentico. Vi svelo un trucco: se volete un allestimento che vivi con voi, non guardate solo i fiori esotici. In genere sono costosissimi e, diciamolo, un po’ fuori contesto. Tornando ai miei amici sposi in Toscana, li ho visti raccogliere margherite e camomilla dal campo di fronte alla fattoria dove si sposavano. Sotto consiglio del fiorista, hanno aggiunto spighe di grano e qualche rametto di lentisco. Il risultato? Un centrotavola che sembrava uscito da un piccolo dipinto rurale, con i fiori in macro a creare movimento senza sembrare un tripudio di colore. Il tutto senza spendere un patrimonio.
Alcune essenze che tornano spesso nel boho-nature sono:
- Lavanda: perché ha quel viola tenue che sembra un sogno, e profuma di estate.
- Girasoli: non sempre i più grandi, ma anche i piccolini che spuntano tra le erbe.
- Erbe aromatiche (rosmarino, salvia, timo): da infilare nei segnaposti, magari legate con un filo di rafia.
- Fiori di campo (margherite, camomilla, fiordalisi): perfetti per un bouquet non strutturato.
E poi ci sono le foglie: olivo, eucalipto, felci, rosmarino. Quelle che potete usare per costruire una ghirlanda da appendere all’altare o per impreziosire una tavola imperiale. L’importante è non diventare troppo morbosi: nulla di troppo perfetto, nulla di troppo studiato. Qualche foglia un po’ spenta, qualche fiore già sfiorito, una pioggia di piccoli petali caduti sul tavolo, tutto contribuisce a dire: “Siamo qui, nella natura, e non c’è Photoshop che tenga”.
E in un certo senso, il colore “bonus” di cui parlava la flower designer è spesso un dettaglio inaspettato: una candela pesca, un piccolo scatolone di cartone con un’incisione a mano, i tovaglioli in lino beige con un ricamo verde salvia. Quel tocco leggermente diverso è quello che fa scattare la magia. Io, a un matrimonio in Puglia, ho visto tovaglioli con un motivo a piccole olive dipinto a mano, e l’ho ritenuto un dettaglio geniale: ogni invitato prendeva posto con un colpo d’occhio che ricordava immediatamente l’ambiente circostante.
Ecco alcuni consigli pratici che tornano sempre utili:
- Usate i fiori locali. Risparmierete e farete un regalo al territorio.
- Progettate in anticipo: chiedete al fiorista di mostrarvi almeno tre moodboard diverse, basate su quattro-cinque palette possibili.
- Sperimentate con le foglie: a volte una semplice frasca di rosmarino detta più di mille petali.
- Accettate l’imperfezione: una margherita un po’ piccola o stropicciata aggiungono un fascino autentico.
Tappeti, cuscini e tavoli rustici
Se nel capitolo precedente ci siamo persi tra palette naturali e fiori “presi in prestito” alla campagna, ora è il momento di farli dialogare con l’allestimento vero e proprio. Perché serve un palcoscenico -o meglio, diversi “palcoscenici”- dove lasciar respirare quei colori e quei profumi, e trasformarli in un’esperienza che si tocchi con mano (e con il naso).
Immaginate di entrare in una radura. Il sentiero di ghiaia è incorniciato da piccole lanterne di vetro che pendono da rami bassi. Le luci sono soffuse, perché il sole sta per calare, e vi trovate davanti a un’area lounge che sembra rubata a un mercato marocchino: tappeti orientali usati (magari comprati in un negozio dell’usato o noleggiati da un atelier locale), cuscini in tessuto grezzo con motivi geometrici, qualche pouf in iuta. Un tavolino basso, di legno massello, con intarsi artigianali, regge vasi di ceramica dipinta a mano pieni di fiori di campo e rametti di ulivo. Io stessa ho partecipato a un matrimonio in Umbria dove hanno recuperato tappeti vecchi, alcuni scoperti in soffitta dai nonni, altri acquistati a un mercatino di Cortona. Il risultato? Un salotto improvvisato in mezzo al bosco, dove ogni invitato ha potuto sedersi, chiacchierare e sentirsi parte di un quadro vivo.
Ma non è tutto. Proseguendo, immaginate il tavolo degli invitati: tavole lunghe di legno grezzo, con gradazioni di legno che variano dal chiaro al medio scuro, come se portassero i segni degli anni e delle mani che le hanno plasmate. Ogni posto a tavola ha un piccolo segnaposto fatto di rametti di rosmarino legati a un’etichetta di carta riciclata, scritta a mano con inchiostro bruno. Tra un piatto e l’altro, si alternano piccole lanterne a batteria, vasetti di terracotta con fiorellini di campo e candele in cera d’api. L’effetto finale è calore e informalità: sembra di pranzare sul tavolo di casa dei nonni, ma con un’eleganza consapevole.
E per chi sogna un tocco in più, ecco un’idea che mi ha raccontato una wedding planner veneta: un “tappeto dei doni”. Una piccola area all’ingresso, dove un tappeto persiano (o un kilim, se preferite) ospita scatoline o sacchetti in juta. Dentro, piccoli vasetti di miele locale, o marmellate artigianali, legati con un nastro di rafia e un’etichetta con il logo degli sposi. Un modo semplice per dire “grazie”, ma in stile totalmente boho-nature.
Ora, passiamo al cerimoniale. Se non avete voglia del classico arco fiorito, pensate a un allestimento libero: due pali di legno levigato (anche riciclati da un vecchio recinto agricolo) con delle vecchie porte in legno chiaro a fare da sfondo, appese con corde spesse. Le porte possono restare aperte, come un invito verso la vita insieme, o chiuse, incorniciando gli sposi in un’immagine da cartolina. Intorno, fiori sparsi alla rinfusa, felci selvatiche e rami di ulivo. Io ho visto un cellulare appoggiato a terra, collegato a un diffusore Bluetooth, pronto a lanciare una playlist folk-country non appena arrivava la sposa – e ha funzionato, eccome.
E non dimentichiamo il tocco finale: l’illuminazione. Avete presente le lucine bianche, piccole, delicate, che sembrano stelle cadute tra gli alberi? Quelle vanno guidate con un filo di pesca, quasi invisibile, per intrecciarsi tra i rami e perimetrare l’area del ricevimento. Oppure potete usare lanterne di metallo appese: il loro soffio giallo dona un calore familiare, quasi intimo, come se steste cenando intorno a un falò.
Vi dico la verità, quell’atmosfera rustica ma curata crea un’energia che lega gli invitati. Non sono più “tavoli numerati” sterilizzati dal bianco e dall’immacolato. Sono piccoli microcosmi che raccontano un luogo, una terra, una storia. E io penso: in un mondo in cui tutto è sempre più uguale, avere un tavolo che ha un profumo, un colore, un suono diverso fa la differenza.
Il “sì” che non sapevi di volere: cerimonie alternative e piccoli rituali
Forse vi starete chiedendo: “Ok, fiori, colori, allestimenti… ma la cerimonia? Non si tratta sempre di scambiarsi anelli di fronte a un celebrante vestito di tutto punto?” Ecco, in un matrimonio boho-nature del 2025, si riscrive anche il momento del “sì”.
Pensateci: se decideste di sposarvi in un bosco, tra querce secolari, perché limitare il rito a una formula canonica? Molte coppie oggi scelgono cerimonie simboliche personalizzate, che mescolano elementi di varie tradizioni, qualche rito “trash the dress” o prove di ascolto profondo. Io, confesso, ho visto alcuni video di una cerimonia abbastanza folle, in Francia, dove la coppia ha invitato un musicista itinerante che accompagnava il rito suonando un tamburo etnico. Nel silenzio del bosco, ogni colpo di bacchetta sembrava un battito del cuore.
1. Rito della terra
Immaginate di scavare insieme una piccola buca, mettere dentro un seme d’albero — magari un cerro o un ciliegio — e coprirlo con la terra. È un modo per dire “radici”, “crescita” e “futuro insieme”. Una coppia pugliese ha scelto di comprarsi un albero piccolo in vaso, di quei vivai bio, e di chiedere a ogni invitato di gettare un po’ di concime naturale mentre gli sposi tenevano tra le mani la paletta. Un gesto semplice, che ora li lega tutti a quell’albero in giardino.
2. Scambio di energia con la sabbia o l’acqua
Un classico rivisitato: il rito della sabbia. Invece di versare la sabbia da due flaconi diversi in un unico vaso, gli sposi hanno creato un quadro di colori che racconta i loro viaggi. Oppure, se preferite il mare, potete pensare al rito dell’acqua, con due conchiglie di vetro che contengono acqua salata di posti speciali: il Mediterraneo per lei, l’Atlantico per lui. Quando mescolano, la nuova acqua diventa simbolo della loro corrente. Bello e un po’ poetico, no?
3. Cerimonia yoga o meditativa
Ispirate alle tradizioni orientali, alcune coppie optano per un momento di meditazione guidata o saluto al sole prima di scambiarsi le promesse. E qui voglio dirvi: mi ha spiazzato vedere una coppia di Gen Z che ha chiesto a un istruttore yoga di guidarli e, tra un “om” e l’altro, di benedire gli anelli con un mantra silenzioso. Non per forza siete Zen, ma inserire qualche minuto di respiro condiviso -forse un po’ contorto per chi arriva tardi e si perde la cerimonia!- ricompone l’energia e fa sentire tutti più centrati.
4. Legatura delle mani con tessuto o rafia
Ne avrete viste nei film: la mano destra dell’uno legata con la sinistra dell’altra, per dire “insieme”. Nella versione boho-nature, la rafia naturale o un scampolo di lino grezzo diventano il filo che vi unisce nel “sì”. Una coppia nei pressi di Matera ha scelto di farlo con un nastro di juta intrecciato con un filo d’oro — sì, un po’ barocco ma perfetto per quel paesaggio rupestre. Un altro tocco “imperfetto”: prendete un filo di stoffa color cedro, lasciate che il celebrante incida a mano qualche parola sul tessuto prima di legarvi le mani, e avrete un manoscritto naturale da conservare per sempre.
5. Piccoli rituali di benedizione
E infine, non sottovalutate il potere di un ”passaggio di luce”: ogni invitato riceve una candela in cera d’api -con la promessa di non soffiarla via subito!- e la accende al momento del “sì”. Immaginate centinaia di microfiaccole che bruciano leggere, in uno spazio buio di fine pomeriggio. Una mia cara amica mi ha parlato di un matrimonio in Lunigiana dove all’improvviso, mentre la sposa si chinava, tutti hanno alzato la candela: sembrava un brulicare di lucciole.
Ecco, questi piccoli accorgimenti -forse un po’ fuori dagli schemi, lo ammetto!- rendono il vostro rito qualcosa di vivo, condiviso e sorprendente. Non è il solito “alzati, cammina, scambia gli anelli, bacia” in stile teleprompter. Qui si tratta di un piccolissimo viaggio esperienziale nel vostro mondo. E se, a un certo punto, vi viene voglia di ridere o di cantare, fatelo. Del resto, il boho-nature si basa sull’imperfezione, su quell’imprevisto che spezza la routine e fa nascere un ricordo davvero unico.
Mini-consigli e dettagli finali per un matrimonio boho-nature perfetto
Insomma, siamo arrivate (o arrivati, perché no! Anche gli sposi hanno a cuore il loro matrimonio, checché se ne dica!) quasi alla fine di questo viaggio tra foglie, tappeti e rituali, ma prima di chiudere in bellezza, qualche mini-consiglio sparso non guasta, soprattutto se volete che tutto fili liscio senza perdere quella spontaneità che rende un matrimonio boho-nature così indimenticabile.
1. Coordinare con il fotografo “in punta di piedi”
Non serve un set cinematografico. L’obiettivo è catturare la luce naturale, gli attimi rubati, il sorriso della zia che scompiglia i petali sul tavolo. Io ricordo ancora una foto: un’inquadratura stretta sulle mani degli sposi che mescolano sabbia argillosa, mentre in background si intravedono gli invitati che scherzano con un calice di vino. Semplice, vero? Parlate con il vostro fotografo in anticipo: ditegli che volete immagini spontanee, non pose imbalsamate. Lasciatelo libero di muoversi tra i tavoli e di scattare quando meno ve lo aspettate. La magia nasce dal momento, non dalla posa.
2. Prevedere un piano B per… quasi tutto
La natura è imprevedibile: un acquazzone improvviso o un vento forte possono mettere a rischio lanterne e decorazioni leggere. Il mio consiglio? Prevedete sempre una tensostruttura minimal -non il solito tendone bianco da sagra, ma un velo di tulle drappeggiato sul punto focale (cerimonia o tavolo imperiale). Se potete, tenete a portata di mano qualche ombrello di paglia o di tessuto grezzo, così gli invitati non si sentono abbandonati alla prima goccia. Senza contare che, se il vento decide di giocare brutti scherzi, potrete aggiustare in corsa una composizione floreale che ondeggia come un boa di piume.
3. Mettere in conto qualche “imprevisto scenografico”
Sì, è giusto: invitare un gruppo di bambini al tavolo dei “piccoli esploratori” può significare qualche margherita schiacciata o un po’ di humus rovesciato sul centrino in juta. Ma sapete che vi dico? Sono quei piccoli dettagli “non programmati” a regalare il senso di autenticità. Se vedete qualcuno armeggiare un po’ troppo con il vaso di gerbere, lasciatelo fare. Avrete uno scatto vero, pieno di vita, da appendere sul camino. E, se volete, consegnate a un paio di amici “responsabili della scenografia” un paio di fiori di scorta, pronti a sostituire quelli schiacciati.
4. Non sottovalutare l’importanza dei profumi
Un matrimonio boho-nature non è solo una festa per gli occhi. La vera immersione sensoriale arriva quando respirate l’aroma di un ramo di rosmarino accanto all’altare, o il sentore di agrumi selvatici sprigionato da qualche rametto di cedro. Pensate ai profumi come a piccoli attori invisibili: potete aggiungere ciotoline di erbe aromatiche sui tavoli, o usare candele alla lavanda per le ore notturne. Io, in un matrimonio in Liguria, ho sentito il profumo di basilico fresco mentre entravo nel cortile: era un richiamo immediato alla cucina del luogo, un abbraccio olfattivo che mi ha fatto sentire subito a casa.
5. Curare i dettagli “di comfort”
Sdraio, ventagli, copertine leggere: tutte piccole attenzioni che non si notano troppo, ma che fanno una grande differenza. Se la cerimonia dura più di 20 minuti, qualche anziano potrebbe apprezzare una sedia imbottita, o un ventilatore portatile in caso di caldo. Se ci saranno ospiti in abiti più pesanti, prevedete stuoie o coperte di lino per sedersi sul prato senza rovinarsi l’abito. E per la sera, un paio di stufe a infrarossi o bracieri di pietra possono risolvere ogni problema di tepore, permettendo di restare fuori fino a tardi senza tremare.
6. Lasciare spazio all’improvvisazione
L’ultimo consiglio, forse il più difficile da seguire: lasciate che qualcosa sfugga al controllo. Sì, avete letto bene. Una volta che tutto è pronto -fiori, musica, cibo e luci- fermatevi un attimo e respirate. Non programmate ogni secondo fino alla fine. Perché il boho-nature si nutre di attimi autentici: una risata inattesa, un brindisi improvvisato, un ballo sotto le stelle quando nessuno se lo aspetta. E se, alla fine, qualcosa non va come avete pensato, beh, regalatevi un sorriso. Anche quello fa parte della storia da raccontare.
E con queste riflessioni sparpagliate, il vostro matrimonio boho-nature avrà l’impronta di un’esperienza viva, fatta di sensazioni genuine e dettagli imperfetti. Perché, nel 2025, non si tratta più solo di dire “ce l’abbiamo fatta”, ma di dire “l’abbiamo vissuta veramente”.
E se volete che ogni dettaglio sia curato al meglio, My Wedding è qui per aiutarvi a pianificare, coordinare e trasformare in realtà ogni piccola idea. In questo modo, potrete concentrarvi su quello che conta davvero.
Alla prossima, con altri suggerimenti per rendere il vostro grande giorno semplicemente… unico.